Dopo averci abituato a spuntare l’ormai onnipresente casella “Non sono un robot“, Google ha deciso di fare un altro scatto in avanti introducendo un metodo di verifica totalmente invisibile all’utente e togliendo, a chi si occupa di progettare interfacce, la preoccupazione che l’utente meno avvezzo al web possa non capire il significato di una domanda così particolare.
La seconda buona notizia è che l’implementazione dell’Invisible reCAPTCHA è, se vogliamo, ancora più semplice rispetto alla precedente versione reCAPTCHA V2 della quale mi ero già occupato in precedenza.